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Alla scoperta di Padova – parte 1

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Quando ho iniziato a scrivere dei miei viaggi, la prima cosa che ho pensato è stata ‘Perché no? Scriverò di Parigi, di New York, di Londra e di tutti i viaggi che sperò farò!‘. Poi però mi è stato anche detto ‘Si ok, ma Padova?‘. Cavolo…PADOVA! Il mio centro del mondo. Come ho fatto a non considerarla nemmeno? Come ho potuto dimenticarmene? Ho potuto. Un po’ come i miei occhiali da vista. Mi rendo conto di quanto mi servano e di quanto io sbagli a darli per scontati, solo quando li lascio da qualche parte e non li trovo più. Quindi eccomi qua, a provare a raccontarvi la mia città.

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Premetto già che se quello che state cercando, sono informazioni dettagliate su Padova, siete nell’articolo sbagliato. Non ho ne le intenzioni, ne tantomeno le competenze per farvi un classico tour turistico o una lista di posti che vanno visitati obbligatoriamente se passate da queste parti. Perché non è quello che vorrei io, se visitassi una città. (E badate, non vi sto dicendo che non vanno visti, dico solo che non sarò io a consigliarveli. O quantomeno non in stile gita scolastica.)
Prato della Valle, la basilica di Sant’Antonio, il caffè Pedrocchi, la cappella degli Scrovegni… tutto molto bello. Ma la vera Padova è un’altra cosa. Quella degli spritz in piazza, dei tramezzini caldi al Nazionale e di Cancaro man… Quello che vi consiglio io è di prendere una bici o un paio di scarpe da ginnastica, mettervi le cuffie e andare in giro. Che poi altro non è che quello che faccio io, quando sento di dover mollare un po’ la presa da tutto il resto. E funziona…funziona sempre. Le strade del centro così tranquille, scorci che solo un occhio veramente attento potrà notare, e posti che, pur essendo la mia città da 29 anni, non ho ancora mai visto. Ammetto che sono abbastanza ‘gelosa’ nel confessarvi alcuni posti. Come per esempio ‘il mio scorcio’. Quello che fin da quando ero piccola, m’incantava, anche dopo averlo visto centinaia di volte. Quello che, mi vergogno un po’ a dirlo, ma mi stampa sempre un bel sorriso in faccia. Quello che nel mio giro in bici, con le mie cuffiette, non manca mai insomma. Questo. Ovvero il punto di partenza quando decido di ‘uscire con la città‘ , quando voglio vivermi un po’ di Padova. A voi forse non dirà nulla, ma a me dice tutto. Soprattutto
un occhio ‘inesperto’ non noterà nulla, ma i patavini lo noteranno subito. Dietro gli alberi, spunta il Santo. Che un po’ come la Torre Eiffel a Parigi, in qualunque angolo della città svolti, la ritrovi a guardarti.
Vado lì, salgo sulla cima di Pontecorvo, mi godo quello spettacolo e poi scelgo. Si perché, dopo la discesa di quel ponte si trova un bivio… posso decidere di procedere dritta e perdermi per il centro, quello storico, fatto di vie strette, strettissime, palazzi antichi e giardini interni di cui non immagini l’esistenza, oppure andare a sinistra.

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E appena girerete l’angolo troverete lui ad aspettarvi. Sant’Antonio, ma come vi ho detto poco fa, per gli amici è ‘il Santo’. Non ho mai avuto un buon rapporto con la Chiesa in generale, ma le chiese mi hanno sempre affascinato. Per questa poi, sono ovviamente di parte. Complice soprattutto mia nonna che ogni Natale, mi portava nel chiostro a vedere il presepe, per poi tornare a casa e mettermi distesa per terra con mia sorella, con i piedi attaccati al termosifone, mentre lei ci preparava la cioccolata calda. Si scusate, ma ve l’avevo detto che in questo articolo avrei avuto difficoltà a schivare la nostalgia. Se non ve l’avevo detto, beh.. ve lo sto dicendo ora. Altro complice di questa passione per il Santo, fu mio padre. Una delle prime volte che mi portò a fare un giretto, mi raccontò la famosa storia della lingua di Santo, mostrandomi la teca in cui era tenuta. La lingua? eh si. Avete presente quando da piccoli vi dicevano ‘Smettila di dire quelle parole o ti taglio la lingua’? Ecco, probabilmente da bravo veneto, anche Antonio abusava delle bestemmie e dunque… Una volta tagliata la lingua lo fecero Santo però. No scherzo, questa è la versione di Mikipedia, ma se volete la storia reale, c’è su Wikipedia. Ma torniamo a noi, la lingua è davvero dentro la Basilica, solo che all’epoca io ero troppo bassa per arrivare a vederla. Quindi ogni anno mi facevo portare, nella speranza di essere cresciuta a sufficienza per poterla vedere. Anche una volta raggiunto finalmente il mio obbiettivo, non ho più smesso di andarci. Da sola ovviamente. Quando entro lì ho sempre la sensazione che il tempo un po’ rallenti e si calmi. E a volte servirebbe a tutti.. Fateci un giro quindi. Poi uscite e dritto davanti a voi ci sarà Prato della Valle. Man mano che percorrerete i 300 metri che vi separano, si inizierà ad aprire davanti a voi. Ma solo quando ci sarete finalmente dentro, capirete forse, di che meraviglia parliamo. Esagero?! Può essere, ma che vi aspettavate, che l’avrei appoggiata piano? Parliamo della mia città eh…
E poi dai.. giudicate voi.

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Se poi avete la fortuna di vederla far la splendida sotto il periodo Natalizio o far la misteriosa immersa nella nebbia, allora saprete sicuramente di cosa parlo.  Per oggi direi che vi lascio godervi un po’ la vista e poi, è quasi l’ora dell’aperitivo. Allora facciamo che ci troviamo in piazza più tardi o sotto il Salone e vi mostro la vera faccia di Padova? sapete di cosa parlo? Allora dovrete per forza leggere anche il prossimo articolo.

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19 anni, 29 sulla carta. Sono una giornalista, scrittrice, viaggiatrice, blogger, esperta di musica, cinefila, sportiva, imprenditrice… poi però mi sveglio tutta sudata.
E restano solo le spalle larghe, l’ironia e i Gin Tonic

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